Il bilinguismo nel processo di apprendimento. Tre domande a Walter Benedetti

L’apprendimento delle competenze in una disciplina avviene il più sovente attraverso una lingua, spesso quella materna, ma si stanno diffondendo percorsi formativi bilingui in più ordini scolastici. Quello dell’insegnamento bilingue è un campo nel quale la Scuola cantonale di commercio di Bellinzona dispone di una lunga esperienza.

La struttura federale e la parziale autonomia dei Cantoni nell’ambito della formazione comporta, da una parte, delle differenze nei programmi scolastici, riflesso delle diversità linguistiche e cantonali fra le varie regioni. Dall’altra, può portare a voler favorire l’insegnamento delle lingue considerate più utili in un’ottica economica. Per questo – soprattutto in un Cantone come il Ticino, la cui lingua principale è minoritaria a livello di Paese – l’insegnamento biligue sembra essere un’opportunità molto interessante in quanto unisce l’apprendimento di una materia con quello di una lingua differente dalla lingua madre. L’insegnamento bilingue, nato negli anni ’60 in Canada e successivamente diffusosi a livello internazionale, sta destando sempre più attenzione in un contesto di trasformazione della didattica e di ripensamento dei percorsi formativi. La Scuola cantonale di commercio di Bellinzona offre da 25 anni un curriculum bilingue italiano-francese al quale si è aggiunto quello italiano-tedesco. Alla luce di questa lunga esperienza abbiamo incontrato Walter Benedetti, direttore della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona.

Pietro Nosetti: In Svizzera la lingua italiana è parlata fra le mura domestiche da poco più di 598 000 persone. Per inserirsi nel mondo del lavoro gli studenti ticinesi devono pertanto apprendere, oltre all’inglese, almeno un’altra lingua nazionale. Da un punto di vista più ampio, quali sono le competenze linguistiche richieste agli studenti del medio superiore e per quale motivo sono così importanti?

Walter Benedetti: Gli studenti dovrebbero raggiungere un livello B2 in tedesco, francese e inglese. La maggior parte arriva a questo livello, e a volte lo supera raggiungendo anche un C1, ciò vale in particolare per gli studenti che hanno seguito la formazione bilingue, laddove offerta. Le abilità linguistiche acquisite sono per lo più analoghe a quelle richieste dal mercato del lavoro; il mondo professionale cerca più sovente giovani con competenze solide in tedesco e inglese. Per contro, molto più raramente la lingua francese figura tra i requisiti per l’assunzione di un collaboratore. Nella formazione terziaria constatiamo che viene tendenzialmente richiesto un certificato di livello C1 rilasciato da organizzazioni internazionali come l’IELTS per l’inglese, il Goethe-Institut per il tedesco o il DELF-DALF per il francese.

La Scuola cantonale di commercio (SCC) di Bellinzona offre un percorso bilingue italiano-francese e un altro italiano-tedesco. Quali sono i vantaggi e i limiti, per i docenti coinvolti come pure per l’istituto, di questa offerta? Inoltre, come cambiano la didattica e l’insegnamento rispetto a una classe non bilingue?

Molti sono i vantaggi in termini di attrattività e di reputazione di questa offerta, realizzata in modo specifico per studenti non bilingui e che caratterizza la SCC, unico istituto ticinese ad offrire entrambi i percorsi e ad avere ottenuto nel 2018 e confermato nel 2021 il LabelFrancEducation. Il percorso bilingue prevede molte discipline erogate in L2, senza per questo porre problemi organizzativi particolari, a parte la necessità di trovare docenti, non necessariamente bilingui, in grado di insegnare in francese o in tedesco. In futuro questo potrebbe diventare un elemento critico. D’altra parte, i docenti coinvolti si sentono valorizzati, possono attingere a materiali didattici più variegati e lavorano con classi generalmente più curiose e motivate. Devono però preparare nuove dispense e nel valutare l’apprendimento devono trovare un equilibrio fra le competenze disciplinari e quelle linguistiche. I docenti devono inoltre ripensare la propria didattica. Infatti, oltre ad adeguare il registro linguistico per renderlo comprensibile agli studenti, le modalità di insegnamento vanno orientate a una loro partecipazione e attivazione. Le Lezioni frontali sono meno efficaci proprio per la necessità di promuovere, anche con attività peer-to-peer, l’uso attivo della lingua e per dare fiducia agli studenti. Infine, va sottolineato come l’insegnamento bilingue costituisca un veicolo privilegiato per metterli di fronte a una cultura differente dalla propria.

E dal punto di vista degli studenti che lo frequentano? Quali sono le opportunità ed eventualmente le difficoltà nel seguire un percorso bilingue?

La formazione bilingue rafforza in modo considerevole il proprio curricolo in quanto lo studente dimostra flessibilità, impegno e capacità organizzative. Tutti elementi valutati positivamente dal mondo lavorativo. A questo si aggiunge, oltre alla progressione significativa delle competenze linguistiche, un rafforzamento sul piano personale favorito anche da una dinamica interna alle classi del bilingue e alla collaborazione che ne risulta. Ci sono però anche delle difficoltà che gli allievi devono affrontare, soprattutto all’inizio del percorso: in particolare il tempo per lo studio e il rigore nell’apprendimento, oltre ad una partecipazione più attenta alle lezioni. Le testimonianze degli studenti che hanno concluso la formazione bilingue lo confermano e rivelano lo sviluppo di una riflessione personale sulle modalità di apprendimento attraverso un maggiore ricorso alle proprie risorse. A questo contribuisce anche lo stage professionale svolto in Germania, Austria o Francia durante cinque settimane nell'estate tra il terzo e il quarto anno, un’esperienza di crescita personale.

Strival Alberto

Nato nel 1975, dopo l’ottenimento della maturità al Liceo cantonale di Bellinzona studia anglistica e romanistica all’Università di Zurigo. Terminati gli studi comincia ad insegnare inglese, dapprima alla scuola professionale poi nel settore medio superiore, segnatamente alla Scuola cantonale di commercio (SCC) di Bellinzona. Gia formatore dei docenti abilitandi, è esaminatore per l’esame svizzero di maturità. Nel 2010 entra nel Consiglio di direzione della SCC, istituto del quale, dal 2021, è direttore.

Come affronta Iconomix concretamente la questione?

Divisione del lavoro e commercio

Il modulo affronta il tema della specializzazione tramite il gioco «SOS disperso nel Pacifico del sud» ed è adatto all’insegnamento bilingue.

Articolo di:
Pietro Nosetti
creato il 08.12.2022
cambiato il 04.04.2024