Tre domande a Massimo Filippini

L’economia e il cambiamento climatico

La scienza economica dispone di strumenti per far fronte all’emergenza climatica?

Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) conferma che le emissioni di gas serra stanno riscaldando il clima terrestre e che risultano dalle attività umane. Rispetto all’inizio della rivoluzione industriale, la terra è più calda di 1.1 °C con conseguenze già visibili in termini di eventi estremi. Le misure finora adottate non sembrano essere adeguate al raggiungimento dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi del 2015, ossia contenere l’aumento della temperatura globale a 1.5 °C, e neppure la conclusione della COP26 lascia intravedere passi avanti significativi.

Negli scorsi anni, in Svizzera come all’estero molti giovani hanno manifestato in difesa del clima attirando l’attenzione mediatica sull’emergenza climatica che la pandemia ha solo in parte offuscato. Nel frattempo, il ritardo nell’adottare misure efficaci può essere compreso, e forse affrontato, attraverso la scienza economica.

Pietro Nosetti, docente alla SCC di Bellinzona e al Liceo cantonale di Locarno e consulente per Iconomix, ne ha discusso con Massimo Filippini, professore di economia politica presso l’USI.

Pietro Nosetti: Nonostante le conclusioni degli studi scientifici sul cambiamento climatico, l’urgenza del problema non sembra portare ad azioni rapide ed incisive sul piano internazionale. Per quale motivo?

Massimo Filippini: Vi sono almeno due ragioni: la presenza di una risorsa naturale comune e la difficoltà di trovare un finanziamento equo. Da un punto di vista economico, una risorsa comune ha due caratteristiche: non è esclusiva ed è rivale. Tutte le nazioni, tutte le persone che vivono sul nostro pianeta Terra beneficiano dei «servizi» dell’atmosfera. L’atmosfera, semplificando molto, è un involucro gassoso, formato anche da CO2, che circonda la Terra, la protegge, la scalda e le fornisce ossigeno. L’aumento delle emissioni di CO2 provocate dalle attività umane sta alterando progressivamente le qualità protettive di questo involucro determinando un aumento globale della temperatura. Stiamo utilizzando in modo eccessivo, non efficiente e non sostenibile una risorsa comune a livello mondiale. Nelle scienze economiche questo fenomeno viene descritto come la «tragedia delle risorse comuni». In secondo luogo, evitare i cambiamenti climatici ha un grande costo e i paesi non riescono ad accordarsi su chi e su quanto ciascuno debba contribuire al finanziamento. Finora i paesi industrializzati, dove vive circa il 16% della popolazione, hanno già utilizzato più del 50% della capacità di assorbimento delle emissioni di gas ad effetto serra. I paesi emergenti e in via di sviluppo ritengono quindi che siano soprattutto i primi a dover finanziare gli investimenti per contrastare i cambiamenti climatici. È perciò difficile trovare una soluzione equa e condivisa.

Quali politiche energetiche stanno adottando paesi come la Svizzera per raggiungere la neutralità nelle emissioni di CO2 e limitare il riscaldamento globale?

È importante che tutti i paesi adottino un mix di strumenti di politica energetica e climatica adattati alle proprie realtà economiche, sociali e culturali. Si possono distinguere tre tipi di strumenti: (a) gli strumenti economici e finanziari, come ad esempio la tassa sulle emissioni di CO2, i sussidi per l’acquisto di auto elettriche o per il risanamento energetico di edifici e i finanziamenti per promuovere attività di ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie sostenibili; (b) gli strumenti regolatori come ad esempio gli standard di emissione di CO2 per i veicoli, gli standard di consumo energetico per gli edifici o i divieti di utilizzo di determinate tecnologie molto inquinanti; (c) gli strumenti formativi e informativi come ad esempio i corsi di educazione ambientale nelle scuole, le campagne di sensibilizzazione e informazione sulle problematiche energetiche e climatiche, le etichette energetiche e i cosiddetti «nudges», vale a dire degli strumenti che spingono l’individuo a cambiare comportamento, a fare scelte interessanti per sé e per la società. Ad esempio, le nuove etichette di investimenti sostenibili (ESG labels) – che certificano l’allineamento dei prodotti finanziari agli obiettivi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale – invitano gli investitori, al momento della scelta di un prodotto finanziario, a considerare anche l’impatto sulla sostenibilità della scelta d’investimento.

A quali condizioni queste politiche potranno essere veramente efficaci?

È estremamente importante che i paesi industrializzati forniscano supporto finanziario e tecnologico ai paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adottare tecnologie sostenibili e non basate su combustibili fossili. Bisogna sempre ricordarsi che nei paesi industrializzati vive solo il 15-20% della popolazione mondiale. E’ quindi fondamentale che anche lo sviluppo economico e sociale dei paesi in via di sviluppo sia compatibile con una gestione efficiente della nostra risorsa comune globale più importante: l’atmosfera.

Massimo Filippini

Massimo Filippini è professore ordinario di economia politica presso l’Università della Svizzera italiana e il Politecnico federale di Zurigo. Si è specializzato nel campo dell’economia e politica dell’energia presso l’Università di Harvard. Ha al suo attivo più di novanta pubblicazioni in riviste scientifiche internazionali nell’ambito dell’economia e politica dell’ambiente e dell’energia, dell’economia pubblica, dell’economia sanitaria e dell’economia dello sviluppo.

Come affronta Iconomix concretamente la questione?

Giornata di economica politica

La Giornata di economia politica si terrà il 18 febbraio 2022 a Lugano e sarà dedicata agli aspetti economici del cambiamento climatico. Organizzato in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana, l’evento avrà luogo in presenza e vedrà la partecipazione di Massimo Filippini (USI) e Alberto Stival (Swiss Sustainable Finance) in qualità di relatori. Il pubblico potrà prendere parte a diversi workshop a tema e scoprire i materiali messi a punto da Iconomix.

Beni comuni

Basato sul sovrasfruttamento delle risorse liberamente accessibili; sono discusse diverse possibili soluzioni al problema.

  • Il gioco «Pesca allo stagno» si gioca con tutta la classe.
  • L'approfondimento didattico è fatto utilizzando il set di esercizi e può essere differenziato a secondo del livello desiderato.
  • Per il gioco è necessario un beamer. Le maschere per il gioco possono essere ordinate o scaricate.
Cambiamento climatico

Link e risorse sul cambiamento climatico

Indicazioni ulteriori