L’economia al cinema: alcune fonti di ispirazione

Tre domande a Giancarlo Zappoli

Il film e i video sono molto apprezzati dagli studenti. È sulla base di questa convinzione che Iconomix propone anche video tematici.

La figura di Gordon Gekko, il protagonista negativo del film Wall Street realizzato nel 1987 da Oliver Stone è rimasto nella memoria di molti e, forse, ha influenzato alcuni trader o «finanziatori d’assalto». Alcuni mesi prima dell’uscita, la borsa statunitense visse, del resto, un crack significativo con un calo di oltre il 22% del Dow Jones Industrial Average, il principale indice di borsa statunitense. Una casuale coincidenza, favorevole alla diffusione della pellicola di Stone. Quali altri film affrontano temi economici o finanziari? Da un punto di vista didattico, l’utilizzo di pellicole cinematografiche, anche con singole scene, può essere un modo per coinvolgere gli studenti.

Ne abbiamo parlato con Giancarlo Zappoli, direttore artistico di Castellinaria.

Video tematico

Questa nuova categoria di moduli, lanciata nel giugno 2022 in italiano, propone video concepiti da terzi e arricchiti da Iconomix sul piano didattico.

Al modulo «Cambiamento climatico: politica climatica internazionale​​​​​​​»

Pietro Nosetti: Wall Street, la borsa statunitense, rientra nel titolo di più pellicole, ultime fra tutte The Wolf of Wall Street di Scorsese. Per quale motivo la finanza è così spesso rappresentata nei film? In che misura questi ne riflettono la realtà?

Giancarlo Zappoli: Penso che l’attrattiva che la finanza suscita per chi fa cinema possa essere riassunta in maniera efficace da quanto dichiara Oliver Stone nella sua autobiografia Cercando la luce a proposito del periodo in cui stava scrivendo la sceneggiatura del film che avrebbe dovuto chiamarsi Greed (Avidità titolo già di per sé molto significativo) e che sarebbe poi diventato Wall Street: «Incontrammo importanti personaggi dell’alta finanza, broker di più basso livello e funzionari della SEC, l’organo di vigilanza sulle operazioni di borsa, impegnati nelle indagini sui reati dei colletti bianchi. Era un altro mondo. La venalità e la cattiveria nascoste mi ricordavano il mondo della cocaina di Miami, tale era la violenza, la fame di soldi.» È questo il tipo di lettura che ha fatto della finanza un tema in cui ambientare lotte senza tregua. Talvolta cercando di semplificare per il vasto pubblico e talaltra invece affrontando, anche sul piano linguistico, tutta una serie di riferimenti da addetti ai lavori, come è accaduto nella serie Diavoli di cui è già programmata la terza stagione. Segno che comunque ha avuto un suo pubblico.

L’economia non si limita però ai mercati finanziari e alla finanza. Quali pellicole trattano altri temi economici? Penso, ad esempio, alla disoccupazione, al precariato dei lavoratori ma anche a periodi storici particolari come la crisi degli anni ’30. Ci sono pure pellicole particolarmente adatte per attività didattiche con gli studenti?

Il cinema contemporaneo ha saputo impegnarsi anche sul versante del disagio sociale. Lo ha fatto a livello di autori con Ken Loach oppure Jean-Pierre e Luc Dardenne. Il primo ha realizzato film esplicitamente schierati, anche sul versante politico, ma partendo sempre da condizioni reali di precariato o di difficoltà economiche. I secondi si muovono più su un versante che potremmo definire umanistico che ha avuto il proprio vertice in materia con il film Due giorni, una notte: una bravissima Marion Cotillard vi interpreta una dipendente di una piccola ditta di pannelli solari che, al rientro da un’assenza per malattia, rischia di perdere il proprio posto di lavoro. Le opere di questi registi potrebbero rappresentare un valido contributo per attività didattiche per poi magari passare ad esplorare dinamiche analoghe in contesti distanti dall’Europa. Penso a Roma del messicano Alfonso Cuarón o a Parasite del coreano Bong Joon-ho.

Nel corso dell’intera storia del cinema, in che modo è mutata la rappresentazione dell’economia da parte dei cineasti? Si intravedono, ad esempio, legami con i cambiamenti sociali e politici che hanno caratterizzato il Novecento?

Il cinema, nel corso della sua storia, ha trattato le tematiche sociali (e quindi anche l’economia) secondo le angolazioni più differenti. The Tramp (Il Vagabondo) di Chaplin, con le situazioni in cui si veniva a trovare, era già un modello di riferimento in materia. Nel corso dei decenni del secolo scorso, che hanno visto profondi rivolgimenti sul piano storico e sociale, il cinema non ha potuto non prenderne atto. Movimenti come il Neorealismo italiano hanno affrontato, come è noto, questo tipo di questioni fino al punto di spingere un autorevole membro del governo dell’epoca a dire che «I panni sporchi si lavano in casa», mentre uno dei più importanti sceneggiatori dell’epoca, Cesare Zavattini, affermava: «Il Neorealismo è morto quando gli sceneggiatori hanno smesso di prendere il tram». Cioè di cogliere, anche su questi argomenti, la voce delle persone.

Giancarlo Zappoli

Fonte: Castellinaria, Festival del cinema giovane

Giancarlo Zappoli

Giancarlo Zappoli, dopo la laurea in Pedagogia con una tesi in Storia del teatro, ha insegnato nella scuola primaria per oltre vent’anni. Diplomato presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano, ha recitato in due film di Maurizio Nichetti ed è critico cinematografico. Direttore responsabile di Mymovies.it, è direttore artistico di Castellinaria, il festival del cinema giovane. Insegna presso la sede di Piacenza del Politecnico di Milano, è docente del Centro Sperimentale della Scuola Nazionale di Cinema ed è autore di numerose pubblicazioni cinematografiche.

Articolo di:
Pietro Nosetti
creato il 06.07.2023
cambiato il 04.04.2024