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Cambiamento climatico: politica climatica internazionale

Set di esercizi

    1. 1)
    1. a)

      Leggete le seguenti sei citazioni sul tema «Cambiamento climatico e politica». Indicate poi con una crocetta in quale citazione vi identificate maggiormente e motivate la vostra risposta in modo sintetico e incisivo.

    1. b)

      Leggete l'esercizio 2 e passate poi in rassegna al seguente link le pietre miliari della politica climatica internazionale.


    1. 2)
    1. Barrate con una crocetta le affermazioni corrette.

      Nel 2015 gli Stati membri della UNFCCC hanno raggiunto per la prima volta un accordo vincolante su un obiettivo climatico universale.
      Durante i negoziati, la responsabilità storica per le emissioni da parte dei Paesi industrializzati è stata spesso un importante punto di discussione.
      I Paesi industrializzati e gli Stati del «sud globale» sono interessati in egual misura dalle conseguenze del cambiamento climatico.
      Finora, praticamente nessun gruppo di popolazione ha incontrato particolari difficoltà ad adeguarsi alle mutate condizioni climatiche, come ad esempio siccità, tempeste, alluvioni o innalzamento del livello del mare.
      L’Accordo di Parigi sul clima persegue tre obiettivi principali: contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C (al massimo 2 °C); accrescere la capacità di adeguamento al cambiamento climatico; definire modalità di finanziamento con una spiccata impronta ecologica.

    1. 3)
    1. a)

      Leggete l'esercizio 3b e guardate poi i due filmati: quello di EUClimateAction «Accordo di Parigi: il mondo si unisce per contrastare i cambiamenti climatici» e quello del Corriere della Sera «Clima, perché gli accordi di Parigi non si possono mancare: l’obiettivo 13 dell’Agenda Onu 2030».

    1. b)

      Annotate due vantaggi e svantaggi dell’Accordo di Parigi sul clima.

      Vantaggi Svantaggi


    1. 4)

      Oggi sussiste un ampio consenso sul piano scientifico e politico circa il fatto che una drastica riduzione delle emissioni globali di gas serra è fonte di benessere rispetto allo status quo (almeno in una prospettiva di lungo periodo e a livello globale).

      Perché allora non assistiamo a un abbattimento radicale delle concentrazioni globali di gas serra?

    1. a)

      Ascoltate il contributo audio «Gioco sull’abbattimento delle emissioni». In questo gioco, in cui simuliamo la situazione di un negoziato internazionale sul clima, siete chiamati a calarvi nel ruolo di un capo di governo.

    1. b)

      Incaricate i vostri assistenti di presentare graficamente all’attenzione del Parlamento l’analisi costi-benefici, che rappresenta in una matrice dei vantaggi netti i risultati per entrambi i Paesi. Osservate attentamente la matrice e le relative spiegazioni!

      N.B.: vantaggio netto = vantaggi - costi

       

    1.  

      Il risultato per il Paese 1 è indicato nei campi in basso a sinistra e quello per il Paese 2 nei campi in alto a destra.

      Esempio: in caso di cooperazione reciproca, ovvero di finanziamento bilaterale di misure volte alla riduzione delle emissioni, il Paese 1 (voi) e il Paese 2 ottengono entrambi un vantaggio netto di CHF 3 miliardi.


    1. 5)
    1. a)

      Dopo aver analizzato attentamente la matrice dei vantaggi netti, barrate con una crocetta quale sarebbe la vostra decisione in veste di capo del governo del Paese 1. Motivate la vostra risposta.

    1. b)

      Quale sarebbe il risultato ottimale sotto un profilo sociale (somma dei vantaggi netti)? Motivate la vostra risposta basandovi sulla matrice dei vantaggi netti.

    1. c)

      Per quale motivo non si è giunti al risultato ottimale in termini sociali? Selezionate la fine corretta (più risposte possibili) per la frase di seguito riportata.

      Il capo del governo del Paese 1 pensa:

    1. d)

      Traete una conclusione finale dall’esercizio 5c.

    1. e)

      Leggete attentamente il testo di seguito riportato.

      Il gioco sull’abbattimento delle emissioni è equiparabile al cosiddetto dilemma del prigioniero. Il dilemma consiste nel fatto che per tutte le parti coinvolte sarebbe stato possibile un risultato migliore (ossia un clima più stabile) se avessero instaurato una cooperazione (ossia, in questo caso, se avessero finanziato le misure volte all’abbattimento delle emissioni). Da un punto di vista individuale, entrambe le parti hanno tuttavia un incentivo a non cooperare. Gli Stati tendono infatti a massimizzare soprattutto il loro benessere nazionale. Per questo motivo, in presenza di parti raziocinanti il risultato ottimale in termini sociali non viene raggiunto.


    1. 6)
    1. a)

      Immaginate uno scenario del genere: da nuovi elementi è emerso che, in virtù delle interazioni reciproche, i vantaggi dell’abbattimento delle emissioni per il clima globale sono stati finora sottostimati. Osservate con attenzione la tabella qui sotto.

       

    1. b)

      Che cosa è cambiato rispetto alla matrice dei vantaggi netti presentata in precedenza?

    1. c)

      Da un punto di vista individuale, qual è dunque la strategia ottimale per il Paese 1 e per il Paese 2?

    1. d)

      Quali sono le conseguenze di questa strategia sull’accordo per il clima?


    1. 7)

      Beni pubblici

      Come avete visto nel dilemma del prigioniero, un comportamento razionale sul piano individuale non risulta necessariamente ottimale da un punto di vista sociale. Il motivo di questa discrepanza risiede nelle peculiarità specifiche dell’abbattimento delle emissioni inteso come «bene».

    1. a)

      Leggete attentamente il testo di seguito riportato.

      Da una prospettiva economica le misure contro il cambiamento climatico, come l’abbattimento delle emissioni, possono essere considerate beni al pari di jeans, case o un lago balneabile – ovvero beni che possiamo utilizzare o, appunto, «consumare». Ovviamente il bene «abbattimento delle emissioni» presenta proprietà peculiari.

      In economia i beni di uso quotidiano, come ad esempio i vestiti, sono classificati prevalentemente come beni privati. I beni privati presentano due caratteristiche: da un lato, il proprietario può impedire agli altri di utilizzare i suoi vestiti. Chi li possiede, infatti, può determinare legittimamente il loro impiego. Vige cioè una cosiddetta escludibilità dei consumi. Dall’altro lato, un capo di abbigliamento può essere indossato di volta in volta soltanto da una persona. Sussiste pertanto anche una rivalità nei consumi.

    1. b)

      Per determinare la tipologia di bene nella quale è classificabile l’abbattimento delle emissioni è quindi necessario porre le seguenti due domande:

      Escludibilità dei consumi: a qualcuno può essere impedito di consumare il bene «abbattimento delle emissioni» e/o «tutela climatica»?

      Rivalità nei consumi: qualcuno viene disturbato nell’utilizzo se altri Paesi consumano il bene «abbattimento delle emissioni» e/o «tutela climatica»?

       

    1. c)

      Sulla scorta delle vostre risposte nell'esercizio 7b e della tabella sottoriportata, determinate in quale tipologia di beni rientrano l’abbattimento delle emissioni e/o la tutela climatica.

        Rivalità nei consumi Nessuna rivalità nei consumi
      Escludibilità dei consumi Beni privati  
      Nessuna escludibilità dei consumi Beni comuni Beni pubblici

       

    1. d)

      Effettuate un’ipotesi: per i beni pubblici si verifica tendenzialmente una carenza di offerta oppure un impiego eccessivo? Motivate la vostra risposta in modo sintetico e preciso, utilizzando a riguardo il concetto di «opportunismo».


    1. 8)
    1. a)

      Inserite negli spazi vuoti delle frasi i concetti di seguito riportati.

      Opportunista / razionale / esternalità positiva / parti / danni irreversibili per il clima

      Implicazioni per la tutela climatica.

      Partendo dal dilemma del prigioniero e dalla problematica dei beni pubblici è possibile spiegare il motivo dei frequenti fallimenti della politica climatica internazionale. Ogni Paese ottiene risultati migliori se lascia che tutti gli altri riducano le emissioni di CO2, senza che però esso stesso faccia altrettanto. Un comportamento con cui si preferisce sfruttare i contributi apportati dagli altri invece che impegnarsi in prima persona viene definito come . Per quanto da un punto di vista individuale tale comportamento sia , esso è destinato a tradursi in . Con il proprio contributo, tutti gli Stati che attuano politiche di tutela ambientale realizzano un vantaggio concreto anche per gli altri senza tuttavia ottenere alcun indennizzo per tale impegno. In termini tecnici, questo concetto viene definito come .

      La problematica degli opportunisti risulta quindi tanto più complessa quanto maggiore è il numero delle coinvolte. La UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) comprende attualmente 196 Stati sovrani; da soli, i dieci maggiori emettitori sono responsabili per oltre il 75% delle immissioni di CO2 nell’atmosfera. La Svizzera causa attualmente lo 0,13% delle emissioni mondiali e, in quanto Paese di piccole dimensioni, ha tendenzialmente un forte incentivo ad agire in un’ottica opportunistica.

      Ricordate che la problematica degli opportunisti mette i bastoni fra le ruote a una politica climatica internazionale realmente efficace.

    1. b)

      Applicate le nozioni apprese riguardo alla problematica dei beni pubblici al caso concreto del Paese 1 e del Paese 2 e completate la tabella.

      Bene pubblico: abbattimento delle emissioni (tutela climatica)
      Quale esternalità positiva è prodotta dal bene pubblico?

      Chi ne trae beneficio?
      In questo esempio, com’è possibile contrastare una situazione di carenza di offerta?


    1. 9)
    1. a)

      Leggete l’estratto di seguito riportato e, con l’ausilio del testo «La politica climatica internazionale», risolvete l’esercizio 9b.


      «In risposta alle pressioni esercitate dal movimento per il clima, recentemente molti Stati si sono prefissati unilateralmente obiettivi climatici nettamente più ambiziosi. Nel 2019 la Svizzera ha deciso di ridurre le emissioni di gas serra allo zero netto entro il 2050. Ciò significa che a partire da tale data potrà essere immesso nell’atmosfera soltanto un volume di gas serra pari a quello assorbito dai cosiddetti serbatoi (o pozzi) di gas serra (ad es. mediante iniziative di rimboschimento). Nel dicembre 2019 l’UE ha fatto proprio questo approccio con il varo dello European Green Deal, dotato di obiettivi analoghi. A settembre 2020 il presidente cinese Xi Jinping ha sorpreso la comunità mondiale in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’annuncio che anche la Cina persegue l’obiettivo dello zero netto per le emissioni di gas serra, sebbene soltanto entro il 2060. A fine febbraio 2021, infine, il neopresidente degli Stati Uniti Joe Biden e il primo ministro canadese Justin Trudeau hanno annunciato in una videoconferenza che anche i rispettivi Stati intendono raggiungere la neutralità climatica entro il 2050».

    1. b)

      La crescente disponibilità di numerosi Paesi a vincolarsi agli ambiziosi obiettivi climatici contraddice la logica dell’opportunismo. Indicate due possibili motivi per cui gli Stati si autoimpongono unilateralmente determinati obiettivi di emissione.