Tre domande ad Angelo Trotta

Il turismo ticinese e l’effetto COVID

Un settore economico che ha prima sofferto e poi beneficiato della pandemia.

L’economia ticinese si trova ad affrontare trasformazioni strutturali che la crisi pandemica ha accelerato. Accanto ad attività che rischiano di scomparire, altre possono svilupparsi. Più di altri settori, il turismo ticinese è stato fortemente toccato dal confinamento della primavera 2020. In seguito ha però mostrato una vigorosa ripresa grazie al turismo interno, diverso da quello internazionale che – ancora in difficoltà – è a carattere maggiormente urbano e interessa le grandi città. Il numero di pernottamenti nel primo semestre del 2021 ha persino superato quello registrato nel 2019 prima della pandemia. Ma in che modo, oltre che col sostegno pubblico, il turismo ticinese ha saputo rispondere a questa nuova crisi, scoppiata alcuni mesi prima dell’apertura del tunnel del Ceneri a completamento di AlpTransit? Su quali punti di forza ha potuto contare e quali sono le prospettive anche in termini di occupazione?

Pietro Nosetti, docente alla SCC di Bellinzona e al Liceo cantonale di Locarno e consulente per Iconomix, ne ha discusso con Angelo Trotta, direttore di Ticino Turismo.

Pietro Nosetti: Quali sono i punti forti e i punti deboli del settore turistico ticinese a qualche anno dall’apertura di AlpTransit e alla luce degli insegnamenti tratti dalla crisi pandemica?

Angelo Trotta: Oltre al paesaggio e al clima mediterraneo, il settore dispone di un’infrastruttura turistica che, con investimenti privati e sostegni pubblici, è migliorata molto in tempi recenti. Sono anche stati aperti nuovi alberghi e altre prospettive interessanti si profilano. Fra i punti forti, vanno citati inoltre nuovi gradi attrattori di turisti (penso ad esempio al LAC, al Fiore di pietra del Monte Generoso, al Ponte tibetano di Mornera e ad alcuni centri termali). Non va poi dimenticata la forza del paralberghiero con i campeggi e le case di vacanza. Infine, le collaborazioni di Ticino Turismo con le quattro Organizzazioni turistiche regionali permettono di promuovere il Cantone in modo coordinato e mirato su specifici mercati.

Fra i punti deboli si annovera il problema, ancora irrisolto, della mobilità interna dovuto a code e imbottigliamenti stradali, come pure la mancanza di un collegamento rapido con Malpensa e l’aeroporto di Zurigo. Oltre ai disturbi causati da rumori diffusi, un’altra debolezza riguarda talune strutture ricettive che non si sono ammodernate. Vanno qui sfatati alcuni luoghi comuni: la scarsa attenzione all’accoglienza è stata smentita da un recente studio mentre la crisi pandemica ha fatto emergere una certa capacità di reazione, segno di una vivace imprenditorialità.

Quali effetti ha avuto la crisi pandemica e come il settore turistico cantonale sta attraversando questo periodo? Si intravedono dei mutamenti strutturali? Inoltre, ci sono affinità e/o differenze sostanziali rispetto ad altri cantoni turistici come il Vallese e i Grigioni?

Le chiusure durante il confinamento della prima fase della crisi hanno paralizzato l’intero settore e le difficoltà sono state superate grazie ai contributi pubblici. La ristorazione ha inoltre sofferto di restrizioni più severe e più lunghe di quelle applicate agli alberghi. Successivamente, c’è stata una forte affluenza di confederati, romandi inclusi, che ha superato le attese e compensato l’assenza dei turisti stranieri. Con la riapertura dei viaggi all’estero, si tratterà di fidelizzarli. Il Ticino, come il Vallese e i Grigioni, ha una forte vocazione turistica e un settore paralberghiero significativo. Differisce per la prevalenza del turismo estivo rispetto a quello invernale e per l’importanza del turismo cittadino grazie a Lugano.

Infine, come valuta le prospettive in termini di attività per il settore turistico ticinese? E sul fronte occupazionale, ci sono delle concrete opportunità di lavoro anche per i giovani residenti nel Cantone?

La forte domanda dell’ultimo anno ha rivelato la mancanza di personale qualificato. Ci sono quindi delle opportunità anche per i giovani e ricordo che il turismo ticinese crea 20.000 posti di lavoro. Svolgere ad esempio professioni in ambito gastronomico, nel marketing e nelle vendite o ricoprire posizioni dirigenziali richiede una formazione specifica e può aprire strade verso esperienze all’estero. Il livello di formazione che si acquisisce in Svizzera, con la scuola alberghiera di Losanna ma non solo, è molto alto e l’innovazione tecnologica concerne anche il turismo, tanto che già ora sono richieste competenze nel campo del marketing digitale, della collaborazione con le piattaforme di booking, dei social media e influencer. Il turismo, e spesso purtroppo lo si dimentica, offre varie possibilità di carriera a giovani motivati.

Massimo Filippini

Angelo Trotta, classe 1965, vanta oltre 25 anni di esperienza internazionale nel marketing e nella vendita di beni di lusso e di largo consumo nonché di servizi finanziari. Dopo la laurea in economia all’Università di San Gallo ha ricoperto importanti ruoli dirigenziali alla testa di gruppi internazionali in Svizzera e all’estero e ha ottime conoscenze di sei lingue. Da luglio 2019 è direttore di Ticino Turismo.

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