Cos’è e cosa si cela dietro la finanza sostenibile.
Nell’ultimo decennio, il settore finanziario ha identificato nella sostenibilità una nuova macro tendenza (megatrend). La finanza sostenibile attira già oggi clienti e capitali mentre sempre più istituti finanziari la promuovono con nuovi prodotti e iniziative. Anche in Svizzera si assiste allo sviluppo di questa tendenza, accompagnata dall’emissione di obbligazioni verdi (green bonds) e di obbligazioni sociali. Nel 2014 è inoltre stata fondata l’associazione Swiss Sustainable Finance il cui scopo è far conoscere, promuovere e sostenere questo nuovo segmento di attività del settore finanziario.
La prima Giornata di economia politica nella Svizzera italiana, in programma a Lugano il 16 settembre 2022, sarà dedicata anche al tema della sostenibilità. Un’occasione per riflettere sul ruolo del settore finanziario a favore dell’ambiente e per sondare le caratteristiche, i vantaggi e i limiti della finanza verde. Così come per la finanza in generale, anche quella verde è poco conosciuta nei suoi aspetti tecnici, fattuali e normativi.
Qual è allora la situazione in Svizzera? Si tratta di un fenomeno di moda e di marketing o di una reale necessità per far fronte al riscaldamento climatico? E cosa ne pensano gli investitori privati e istituzionali? Pietro Nosetti, docente alla SCC di Bellinzona e al Liceo cantonale di Locarno e consulente per Iconomix, ne ha discusso con Alberto Stival, referente ticinese di Swiss Sustainable Finance e fra i relatori della Giornata di economia politica.
Alberto Stival: La leva della finanza per promuovere la trasformazione verso un’economia più sostenibile è enorme e agisce sia convogliando investimenti e crediti verso le aziende più virtuose, sia penalizzando i settori o le società maggiormente responsabili dell’inquinamento terrestre. Un esempio concerto in questo senso è rappresentato dall’iniziativa «Climate Action 100+» lanciata a livello globale nel dicembre del 2017 e che coinvolge oltre 600 investitori a livello internazionale, i quali complessivamente gestiscono oltre 60 trilioni di dollari. L’iniziativa mira a fare pressione su attualmente 167 cosiddette focus company che collettivamente sono responsabili dell'80% circa delle emissioni globali di gas serra a livello industriale. Si vuole in questo modo, e non è sempre facile, contribuire in maniera significativa al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima.
In effetti si ritiene che nel medio-lungo termine il cosiddetto risk-adjusted return (la performance finanziaria che tiene conto anche dell’esposizione ai rischi) degli investimenti ESG (acronimo inglese di Environmental, social, and governance che sta a indicare le attività economiche e finanziarie che tengono conto di aspetti di natura ambientale, sociale e di gestione, NdR) sia migliore rispetto a quello degli investimenti non sostenibili, anche se bisogna tenere conto dell’approccio utilizzato, fra quelli identificati, nell’implementare la sostenibilità. Una meta-analisi del 2015, apparsa sul Journal of Sustainable Finance & Investment («ESG and financial performance: aggregated evidence from more than 2000 empirical studies» ha analizzato circa 2200 studi empirici realizzati a livello mondiale. I risultati sono molto interessanti e rappresentano la ricerca accademica più esaustiva su questo argomento: nel 90% circa degli studi analizzati è emersa una relazione almeno neutrale o, molto spesso, positiva tra investimenti ESG e performance finanziaria.
Un semplice esempio può spiegarci questo fenomeno. Se un ristorante mira a massimizzare il profitto sul breve termine offrendo prodotti di scarsa qualità ad alto prezzo e sottopagando dipendenti e fornitori, nel tempo perderà i clienti, i dipendenti e i fornitori, in quanto tutti scontenti e, di conseguenza, i risultati finanziari saranno negativi. Un altro esempio riguarda la reputazione delle aziende: se un’azienda si ritrova in grosse controversie di tipo ambientale e sociale non solo rischia pesanti sanzioni economiche ma anche una perdita importante in termini reputazionali.
Il fenomeno esiste e va evitato, la stessa FINMA si sta ultimamente attivando molto su questo tema. Per combatterlo servono sia maggiore trasparenza da parte dei fornitori di prodotti finanziari sostenibili (che approccio alla sostenibilità è stato implementato? Come sono stati misurati i risultati in ottica ESG? C’è un ente esterno che certifica i dati pubblicati?), sia maggiore comprensione del tema da parte di tutti gli operatori del settore, clienti inclusi.
Alberto Stival, nato a Bienne, ha terminato gli studi in economia all’Università di Friburgo. Ha lavorato per oltre vent’anni nel settore finanziario svizzero occupandosi di formazione e di comunicazione. È stato vicedirettore del Centro di Studi Bancari ed insegna ora alla SUPSI. Da alcuni anni è responsabile dello sviluppo formativo e delegato per la Svizzera italiana di Swiss Sustainable Finance. Nel 2019 ha fondato una propria società di consulenza.
La Giornata di economia politica si terrà il 16 settembre 2022 a Lugano e sarà dedicata agli aspetti economici del cambiamento climatico. Organizzato in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana, l’evento avrà luogo in presenza e vedrà la partecipazione di Massimo Filippini (USI) e Alberto Stival (Swiss Sustainable Finance) in qualità di relatori. Il pubblico potrà prendere parte a diversi workshop a tema e scoprire i materiali messi a punto da Iconomix.
Il gioco «Pesca allo stagno» è basato sul sovrasfruttamento delle risorse liberamente accessibili; sono discusse diverse possibili soluzioni al problema.
Link e risorse sul cambiamento climatico